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2014 ''Astrattismo Ecumenico'' - Complesso Conventuale S.Antonio - Nocera Inferiore (SA), 4-8 dicembre

ARTICOLO DI ROSARIO PINTO SUL QUOTIDIANO ''ROMA'' DELL' 8 DICEMBRE 2014

Astrattismo ecumenico

Negli spazi del Salone medievale del complesso conventuale di Sant'Antonio a Nocera Inferiore è stata inaugurata la rassegna espositiva di arte astratta dal titolo di "Astrattismo Ecumenico ". Si tratta, in vero, come il titolo della rassegna lascia chiaramente presagire, di un' occasione espositiva in cui trovano accoglienza le varie famiglie dell' Astrattismo geometrico, nelle varie componenti "storiche'' del "Costruttivismo ", del "Concretismo ", del "MADI", di "Geometria e Ricerca", di "Astractura" e con la partecipazione di molte personalità "indipendenti", che, dagli anni Cinquanta ad oggi, hanno animato ed animano tuttora la ricerca astrattista. La rassegna è stata organizzata da "UTE-Nuceria" presieduta da Mario Pepe e vede presenti artisti di vane regioni italiane, tra cui Francesco Gallo, Lauro Lessio, Michele Marzo, Romualdo Schiano, Saverio Cecere, Aldo Fulchignoni, Alberto Lombardi, Enea Mancino, Renato Milo, Antonio Perrottelli, Marta Pilone, Giovanni De Tora, Carmine Di Ruggiero, Giuseppe Testa, Libero Galdo, Guglielmo Roehrssen, Carmen Novaco (nella foto una sua opera), Mario Stoccuto, Lorenzo Bocca, Carlo Palermo, Ilia Tufano. L'intento della manifestazione espositiva è quello di mettere a confronto le varie “anime” della ricerca astrattista, dimostrandone la comune riconducibilità al progetto di messa a punto di una prospettiva analitica del dato fenomenico, estrapolandone le ragioni formali nel segno imprimente della matrice logico-matematica dei rispettivi percorsi creativi. Un intento, questo, che ispira, peraltro, l'azione anche dell'ISA, l'Istituto di Studi sull'Astrattismo, che, in filigrana, lascia discretamente trasparire il proprio impegno di intervento. Nella ricchezza degli accenti creativi, si afferma la sapienza costruttiva di una puntuale e robusta formulazione progettuale che, senza pretendere di farsi disvelamento scientifico, e rimanendo nei confini dell'arte, non manca di proporsi come identità della matrice di netta profilatura epistemologica.

 
il depliant della mostra
 
 
TESTO DI ROSARIO PINTO SU DEPLIANT DELLA MOSTRA

VOCAZIONI ECUMENICHE DELL'ASTRATTISMO GEOMETRICO

All'intemo della grande area dell'Astrattismo Geometrico è possibile individuare le peculiarità distintive di alcune grandi famiglie, di cui si possono definire le dirimenti specifiche, osservando che è comunque possibile riconoscere, al loro interno, la condizione della centralità irrinunciata dei 'fondamentali' euclidei. Aderendo alla prospettiva decisamente 'inclusiva' che appartiene, per vocazione e per scelta, nel segno del 'linearismo', alla componente 'astracturista' della temperie 'astratto-geometrica', si rende praticabile un approccio 'ecumenico' al tema e si possono valorizzare gli aspetti logici ed epistemologici che costituiscono l'ancoraggio comune di tutte le delibazioni geometriche. L'istanza razionalistica che si manifesta da Malevic a De Stijl, le scansioni 'costruttiviste' e 'concretiste', le declinazioni che muovono dalle consapevolezze di 'Cercle et Carrè', attraversando la stagione di 'Abstraction-Création', fino a giungere ad una prospettiva di 'Abstraction-Invencion', scalando le regioni della simmetria nelle proprietà dirimenti della singolarità obliqua, sono tutte cose che scandiscono i tempi dei decenni della prima metà del secolo ventesimo. S'aggiungono, quindi, le peculiarità cinetiche e cinestetiche, ma anche gli sviluppi delle prammatiche MADI ed il linearismo minimalista ed essenziale fortemente invocato da 'Astractura' . E siamo, con queste ultime cose, nei decenni, oramai, della seconda metà del Novecento e giungiamo fino ad oggi, avendo conto, peraltro, che, al di là ed oltre di quanto hanno professato i movimenti ed i gruppi, molte altre personalità individuali hanno incardinato processi di ricerca autonomi, sperimentando, talvolta, e con intelligente fertilità, opportunità di soluzioni astrattive, capaci di lambire la consistenza eidetica stessa della dimensione 'concettuale'. Di tutto ciò vorremmo poter ragionare, laicamente ed ecumenicamente, inaugurando una capacità di dialogo tra i vari modi di essere astrattisti. Il panorama su cui suggeriamo di gettare un cono di luce - per muovere da un ancoraggio storico oggettivamente sperimentabile - è quello della temperie astrattista che si srotola in Italia (ma con uno sguardo evidentemente allargato) dalla seconda metà del Novecento in poi, arricchendosi dei contributi 'concretisti', 'costruttivisti', di 'Geometria e Ricerca', 'MADI', 'astracturisti' e di varie personalità indipendenti, grazie agli apporti di figure come quella di Libero Galdo, di Guglielmo Roehrssen (che ci riconduce, peraltro, al rapporto tra Astrattismo e Futurismo in Italia), e, poi, di Testa, di De Tora e di Di Ruggiero, protagonisti della stagione di 'Geometria e Ricerca', per non dire di Lessio, Marzo, Gallo, Fatigati e Schiano di area 'astracturista', di Milo, Pilone, Cecere, Perrottelli, Lombardi, Fulchignoni e Mancino, di area MADI, di Stoccuto e Novaco, di area 'costruttivista' e di Tufano, Bocca, Palermo ed altri che definiremo, complessivamente, ricercatori indipendenti. Si tratta di cogliere l'opportunità di sviluppare una chiamata a raccolta che possa giovare ad una messa a fuoco delle ragioni di un fare artistico - la prospettiva astrattista nella sua dimensione 'astrazionistica' - che si propone come una Weltanschauung, la quale - al netto della storicizzazione 'stilistica' che assume a partire dai primi del Novecento - può vantare il merito di costituire, in punto 'categoriale', una delle prime formulazioni di linguaggio artistico che l'umanità ha saputo precocemente darsi - già dall'età neolitica - con la consapevolezza di poter inglobare nel dato creativo una componente epistemologica di assoluto rilievo. Può essere utile, giunti a questo punto, interrogarsi sulla reale portata del contributo 'astrattista' nella storia dell'arte nel corso dei secoli e nel periodo di tempo, in particolare, che corre dai primissimi anni del Novecento fino ad oggi. Nel lungo corso della storia, dall'età neolitica in poi, la componente geometrica' ha avuto un valore decisivo nella storia dell'arte emergendo, talvolta, con pregnanza autonoma di assoluto rilievo e rimanendo, in altri momenti, compressa, ma non denegata, in una dimensione ancillare e subordinata. Si è anche accreditata una malintesa vocazione 'decorativa' ed 'artigianale' della ricerca 'astratto-geometrica', ma anche in queste condizioni diminutive, la ricerca astratto-geometrica non ha mai perduto il rilievo di una centralità permeante, andando a collocarsi - e proprio addirittura nella sua stessa utilizzazione 'artigianale' - nel vivo della quotidianità d'impiego d'una utensileria domestica 'solo' apparentemente priva, in punto vocazionale, di una sua consistenza di spiccato rimando eidetico. Con il Novecento, la ricerca 'astrattista' esce dal mondo del subordine 'decorativo' e fa il suo ingresso trionfale nel mondo delle arti, conquistandosi uno spazio di primo piano; e, contro il valore di pensiero che l'Astrattismo esprime, insorgeranno, ad esempio, i poteri autoritari cercando di conculcame il richiamo razionalistico che in quelle pagine di ricerca artistica inquietantemente (a danno delle determinazioni di poteri prevaricatori, come il Nazismo) insidiosamente s'annidano. È l'Astrattismo - quello che si afferma con i primi del Novecento - più propriamente definibile di ordine 'stilistico' che non 'categoriale' ed intende affermare un punto di vista sostanzialmente antitetico rispetto alle posizioni che aveva assunto un altro grande movimento che si afferma in quegli anni: il Cubismo. Mentre questo, infatti, celebra una concezione 'scompositiva' della dimensione oggettuale delle cose, l'Astrattismo punta a definirne la calettatura 'analitica' e, così come - occorre ancora osservare - il Futurismo provvede a promuovere la dinamizzazione dei processi, l'Astrattismo, invece, ne invoca la 'ferma' statica, per poter procedere con più puntuale attenzione alla disamina avvertita, consapevole e normativa del reale fenomenico e delle sue ragioni, ragioni da considerarsi non come aprioristicamente già date, quanto, piuttosto, emergenti da una conoscenza da intendersi come attività 'creativa' e non meramente 'disvelativa'. La natura, insomma, non come semplice libro in cui 'leggere' quanto vi è scritto con linguaggio matematico, secondo quanto aveva additato il pensiero rinascimentale, ma come libro 'da scrivere', valorizzando opportunamente la conoscenza come atto 'creativo' e non 'disvelativo'. Un ruolo fondamentale, quindi, viene svolto dall'azione normativa. E la cosa si spiega soprattutto se assumiamo il punto di vista della capacità di rifiuto di ogni eterodirezione prescrittiva che l'Astrattismo intende affermare. L'Astrattismo, infatti, va a rivendicare, nei processi del suo sviluppo, che l'atto conoscitivo non procede a un disvelamento delle ragioni 'preesistenti' delle cose, ma alla loro definizione come atti creativi ed autonomi della mente, così che le cose stesse acquistano senso e spessore more geometrico nel momento in cui il pensiero 'normativo' procede a definirne dovutamente la perimetrazione logica. Sono questi gli assi di pensiero che giustificano e promuovono l'istanza astrattista come un momento fortemente dirimente non solo nel mondo delle arti visive, ma nella coscienza stessa dell'uomo, guadagnando al pensiero umano un ulteriore argomento di convincimento e di affermazione della propria dignità e del proprio potere. Un potere che è, evidentemente, razionale e, per questo, responsabile e controllabile, suscettibile di essere messo costantemente in discussione e di trarre la sua forza dalla adesione per convinci- mento e non ex cathedra.

 
"riflessione 4" 1974 - 60x60 cm. - acrilico su cartone metallizzato
 
 
RISORSE AGGIUNTIVE
L'ALBUM DELLA MOSTRA
 

 

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